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Old 20th June 2005, 11:56 PM   #13
B.I
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this was the text for the siam sword. this was an early draft, i believe one of the first which was ammended and shifted around by giorgio, but its the only one i have on disc.

G.386
Siam, circa 1897
Sciabola presentata da Rama V, re del Siam, a Umberto I, re d’Italia

Lama piuttosto stretta, poco curva, regolarmente rastremata, acuta, a un taglio, a sezione di cuneo, traforata lungo la mezzeria fino in prossimità della punta così da risparmiare un motivo sinuoso, lungo il quale corre una decorazione fogliata a koftgari d’oro; al tallone è un altro motivo, sempre a koftgari d’oro, racchiuso in un perimetro di forma peculiare formato da un rettangolo più un triangolo. Fornimenti e fodero in rame interamente coperto da smalti champlevé verdi, blu e rossi trasparenti e bianco opaco, con setti dorati a koftgari e inframmezzati da piccoli diamanti, smeraldi e qualche rubino a taglio irregolare (alcuni spezzati dall’origine) in castoni d’oro. L’impugnatura, molto lunga, ha la base a profilo di campana segnata da foglie discendenti e delimitata da una modanatura, poi si fa affusolata e un po’ curva, coperta da un motivo a squame in smalto, ogni squama contenente una gemma come già descritto, e termina con tre teste crestate di Naga in funzione di pomo, fissate con una vite passante. Guardia molto larga, traforata e smaltata a foglie lanceolate e grappoli. Sul fodero, d’identico lavoro, è raffigurato un viluppo di foglie e piccoli fiori, tra i quali si distinguono una conchiglia, un vaso e lo stemma del Siam (di rosso all’elefante bianco a tre teste) affiancato da due parasole a sette piani e cimato dalla corona siamese raggiante; al rovescio sono rappresentati una sorta di labirinto sovrastato da una corona (?), un bufalo ingualdrappato, un bastone di comando (?) e una ruota fiammeggiante; il piccolissimo puntale si è perduto.

Misure: arma: mm 822 x 120; g 760; lama mm 615 x 26; fodero mm 665 x 37, g 570

LETT. DONDI CARTESEGNA 1982, n. 377; DONDI 1995, tav. in copertina e passim

CFR.: FOSSATI DONDI 1981, n. 1174; DONDI 1998

Le dha, spade tradizionali di tutta l’area indocinese (cfr. le schede G.356 e T.40), hanno impugnatura molto lunga ma non posseggono quasi mai elsa né guardia. La linea dell’arma in esame mostra, invece, l’introdursi degli usi occidentali in quei Paesi (un fenomeno analogo alla stessa epoca si verifica anche altrove, in particolare in Giappone), con l’assunzione di un modello generale che è la sciabola, arma militare divenuta anche di rappresentanza in tutto l’Occidente a partire dall’Ottocento, interpretata però secondo i canoni locali, con l’impugnatura molto lunga ad attacco allargato che, per l’occhio occidentale, crea una sproporzione tra gli elementi. La lama ha una forma che non può dirsi né occidentale né orientale, ma la decorazione di essa (tolto il traforo) applica tecniche e temi classici: il koftgari, anche se non raffinatissimo, è di uso antico, mentre il motivo a tralcio con fogliette è comunissimo nella decorazione del ferro, sia semplicemente inciso, sia ageminato in argento o (di rado) in oro; del pari tipico è il motivo in un contorno trapezio al tallone. Insolito, anche se non unico, è l’uso dello smalto, mentre i temi raffigurati sono in parte classici, come il Naga, serpente mitico, in parte assunti secondo l’uso occidentale, come lo stemma dello Stato. È arma sontuosissima, e si deve ritenere che questo sia lo stile adottato dal Siam nel tardo Ottocento per le armi da presentazione, almeno nei confronti di personalità occidentali. Il Museo Siamese di Cagliari possiede un’arma (inv. n. 1174) meno ricca, ma del medesimo stile.
Rama V (Chulalongkorn) regnò dal 1868 al 1910 e, seguendo la strada segnata dal padre, Rama IV (Mongkut), ampliò l’apertura e la modernizzazione del Paese, attuando riforme e stipulando ulteriori trattati con numerosi Stati. Il Siam deve a questi due sovrani se non divenne, come gli altri Stati all’intorno, una colonia occidentale. A rinsaldare i legami con l’Italia nel 1881 era giunto in visita Tomaso di Savoia, duca di Genova, che fu accolto magnificamente (una lancia con ferro decorato in oro e asta d’argento, donatagli in quell’occasione, si conserva nel castello di Agliè, presso Torino, già di proprietà dei duchi di Genova). In seguito la presenza italiana nel Siam divenne numerosa e importante. Architetti, pittori e scultori italiani (non pochi di Torino) furono attivi a Bangkok, interpretando con grande acutezza e sensibilità lo spirito di quel Paese, e a loro si devono molti edifici e altre opere che tuttora vi si ammirano (cfr. Ferri de Lazara e Piazzardi, Italiani alla Corte del Siam, TCI, 1997). Di speciale importanza, poi, fu la presenza del maggiore Gerolamo Emilio Gerini (1860-1913), istruttore della Guardia Reale e creatore della Scuola militare, autore di manuali militari in lingua siamese, ma soprattutto studioso instancabile e scrittore prolifico di opere sulla storia e le tradizioni del Paese, stimatissimo dal sovrano che gli affidò numerosi incarichi d’importanza.
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